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Intervista alla Dottoressa Claudia Sgualdino

Gentile Dottoressa Sgualdino, Le abbiamo chiesto la cortesia di rispondere a qualche nostra domanda per aiutarci a fare il punto sullo status del professionismo femminile nel mondo della Economia e della Finanza.

Ecco cosa vorremmo chiederle:

  • Lei è già da tempo socia dello Studio BOIDI, CECCHETTI & Associati, uno dei maggiori studi commercialistici di Torino; ritiene che sul suo percorso abbia sempre avuto peso maggiore l’abbinata di competenza e merito, o ci sono stati momenti in cui ha percepito interferenze dovute ad altri fattori?

C. S. : Per ciò che mi riguarda credo di essere stata fortunata. Nel mio percorso professionale l’abbinata competenza/merito è stata determinante al fine di raggiungere i risultati da me auspicati; nelle professioni comunque è più facile che ciò si realizzi in quanto i clienti che si rivolgono a noi sono sempre più esigenti e vogliono trovarsi di fronte ad un professionista preparato e sempre più competente.

  • Visto il suo ruolo di giovane professionista donna, quanto è stato difficile decidere di mantenere il suo impegno lavorativo creando al contempo una famiglia? In parole povere: data la coesistenza di alta professionalità e famiglia, per una donna in quale dei due ambiti occorre mettere in conto (se occorre) le maggiori rinunce o “penalizzazioni”?

C. S. : Per ciò che concerne la professione di Dottore Commercialista per la mia esperienza è stato difficile, soprattutto all’inizio, far coesistere professione e famiglia; innanzitutto rispetto ad altre professioni abbiamo delle scadenze dettate non solo dalle esigenze dei clienti ma anche dall’amministrazione finanziaria. Su questo posso raccontare un aneddoto personale che credo da solo valga la risposta; ho partorito la mia seconda figlia ad Aprile, mese che coincide con la redazione dei bilanci in scadenza per l’approvazione alla fine del mese ed a causa di ciò sono stata in Studio fino a quattro ore prima del parto e dieci giorni dopo ero in ufficio. Su questo sicuramente i Colleghi uomini sono più agevolati. Comunque se si ha spirito organizzativo, gli impegni personali e familiari si possono anche gestire per il 90% dei casi, in quanto l’emergenza dell’ultima ora può sempre accadere.

  • Tempo fa il suo nome è comparso su alcuni quotidiani nazionali relato all’inchiesta di un procuratore di Torino in merito ad un caso di illecito ed evasione. Nell’occasione, conclusasi poi con il rapido accertamento di una sua totale estraneità ai fatti, era parso particolarmente insistito il riferimento esplicito alla sua identità ed alla sua attività di professionista ipoteticamente coinvolta; detto con molta trasparenza, pensa che se lei fosse stata in un ruolo “al maschile” avrebbe goduto di una maggiore accortezza discrezionale? O comunque, come ha percepito le modalità di gestione della notizia da parte degli organi di stampa?

C. S. : No, non sarebbe cambiato nulla. La vicenda da voi citata non ha riguardato solo me, ma anche un altro professionista “uomo” dello Studio ovvero Giovanni Boidi, per il quale i quotidiani nazionali hanno utilizzato lo stesso metodo. Il problema non riguarda la diversità di trattamento fra uomo e donna, bensì come vengono gestite determinate notizie dagli organi di stampa nel corso delle indagini preliminari o comunque non concluse, maggiormente aggravato dal fatto che, quando viene constata l’estraneità dei fatti dalle Procure della Repubblica, nel nostro caso l’archiviazione avvenne in breve tempo, mai nessun giornale ritiene di darne notizia, dato lo scarso interesse pubblico.

  • Secondo lei, per quale motivo le più importanti questioni economico-finanziarie del nostro paese, come anche delle più importanti istituzioni europee, raramente sono discusse e commentate da figure femminili? E’ un dato che attualmente in nessuno dei 28 paesi dell’Unione europea il ministro dell’Economia è una donna; le eccezioni, quale quella per esempio di Christine Lagarde, Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale, sono infatti molto evidenti…

C. S. : Credo che ciò che penalizza le donne sia causato da diversi fattori; sicuramente problematiche legate alla sfera familiare, in quanto quando si ha la responsabilità di crescere dei figli, è molto difficile per una donna assentarsi per parecchi giorni dalla propria dimora abituale, ma anche una cultura di fatto maschilista che comporta che per alcuni ruoli di alto prestigio si scelgano sempre degli uomini. Oggigiorno, infatti, assistiamo al fatto che le donne fanno più “carriera” al passato, ma molto spesso solo fino ad un certo livello. L’elezione di Hillary Clinton a Presidente degli Stati Uniti d’America potrebbe essere un segnale di svolta a questo sistema.

  • Un consiglio che si sente di dare a chi oggi sta completando gli studi di Economia, siano essi uomini o donne?

C. S. : A chi sceglierà di provare a cimentarsi con la professione di Dottore Commercialista posso dire che è una professione sempre più difficoltosa per molteplici ragioni. Innanzitutto in Italia vi è una continua evoluzione della normativa fiscale, basti pensare per citare un esempio al caso dell’Imu, imposta le cui modalità di calcolo nel corso di questi ultimi anni sono mutate molteplici volte, poi che la Professione richiede sempre più competenze specialistiche proprio per le difficoltà delle materie di cui si compone (fiscali, contrattuali, giuslavoristiche, fallimentari etc..); dopo la pratica professionale sarà sempre più necessaria la scelta della specializzazione all’interno della Professione. Ultima questione la necessaria dedizione alla Professione, che impone una presenza costante per molte ore negli Studi e presso le aziende, senza dimenticare le ore per la formazione continua.

Una rappresentanza degli studenti per la Commissione universitaria “Pari opportunità”

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